Il lato oscuro delle stelle
Dei cocktail in giardino, delle notti estive con i popcorn, delle paure e delle distopie
È arrivato quel momento dell’anno in cui gli amici cominciano a transumare verso casa portando in dono ceste di ghiaccio, lime e zucchero di canna.
“Per quale motivo?”, vi chiederete.
La risposta risiede nella foto qui sopra. Un angolo del mio piccolo giardino è da sempre benedetto da una qualità di menta autoctona volontaria (non l’ho piantata io e l’unica cosa che faccio per lei è potarla bene dopo l’estate, per darle modo di ricrescere l’anno successivo) e questo è il suo periodo di massimo splendore. Finisce in melanzane grigliate, polpette vegetali, acqua aromatizzata, dolci e salse varie (se avete delle ricette, mi fate un favore) e, ovviamente, mojito (anche analcolico, non si esclude nessuno!).
🎧 Mabui - On air, off script
Ieri è uscita la nuova puntata di Mabui:
Episodio 20 - Irene L. Visentin, scrittrice horror.
👉 Ascolta
Irene L. Visentin è una conoscenza nuova, iniziata tra le pagine dei suoi libri e delle riviste per cui collabora e sono stata davvero felice quando ha accettato il mio invito per Mabui. Parlare con lei è stata l’occasione perfetta per affrontare il tema della paura e del lato oscuro che risiede, in maniera più o meno appariscente, in ognuno di noi.
È stato bello ragionare su quanto il genere horror sia il veicolo per affrontare un’ampia sfera di situazioni e caratteristiche umane con una prospettiva nuova. Sì, perché, anche nel suo romanzo “La scogliera”, l’ambientazione post-apocalittica zombie è il punto di partenza per guardare all’interno dell’abisso di una relazione che si decompone e perisce in uno dei peggiori modi possibili. Irene L. Visentin ci dimostra, con grande abilità, quanto questo genere abbia da offrire.
E, a questo proposito, se ancora non l’avete visto, vi consiglio “Scappa - Get out”, a mio parere il miglior film di Jordan Peele fino ad ora. Peele ha confermato che il luogo sommerso è una metafora del silenziamento e dell’impotenza delle persone marginalizzate, in particolare dei neri nella società americana. Tuttavia, anche il solo riferimento alla Locked-In Syndrome, detta anche la Sindrome del chiavistello, una rara condizione neurologica che fa percepire il proprio corpo senza avere la possibilità di controllarlo, mi ha fatto avere incubi per giorni.
🎙️ Dietro il microfono
Potrebbe sembrare bizarro, ma parlare di letteratura e filmografia horror con lei mi ha riportato alla mente numerosi ricordi di infanzia e adolescenza, di notti estive con popcorn e “X-Files” o “I racconti della cripta” (lo Zio Tibia! Ve lo ricordate?).
Che poi, perché ci facevano così paura? E perché, tuttavia, non riuscivamo a smettere di guardarli?
Se per me i risultati peggiori si traducevano in corse sfrenate sulle scale buie della cantina per paura che un fantomatico mostro mi tirasse da una caviglia, Irene ci ha parlato della paura di aver paura. La paura incontrollata di qualcosa senza sapere bene cosa, la paura di spaventarsi, la paura di un orrore nascosto nel buio senza conoscerne i connotati, senza potersi preparare.
Molte estati in avanti, ciò che fa sì che un libro o un film horror mi spaventi davvero è un legame anche sottile con la realtà, la possibilità che una scena possa davvero avverarsi. E riflettendoci ancora giorni dopo l’episodio, mi rendo conto che la motivazione risiede nel fatto che il mondo reale mi fa davvero molto più orrore e paura di quello immaginario.
🔗 Ascolta l’episodio su YouTube e iscriviti al canale di Kon Kon.
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📚 Recensione del mese
Murata Sayaka è la protagonista della mia recensione del mese per Viole di Marzo.
Il suo ultimo romanzo, “Vanishing World”, tradotto in italiano da Anna Specchio, ci mostra un mondo futuristico in cui il ruolo della famiglia, della maternità e del sesso sono completamente stravolti e hanno trovato nuove forma di coesistenza, ma ben poco equilibrio.
Murata Sayaka continua il suo esercizio di feroce estremizzazione per spingere alla riflessione opportuna su temi di grande attualità e lo fa con un grado elevato di geniale follia.
Mentre leggevo, forse anche complice il cammino a ritroso fatto con Irene L. Visentin, mi è venuta in mente una vecchissima canzone di Grignani che condivido per i nostalgici. Un earworm (un parassita del mais… scherzo, piuttosto un motivetto che ha faticato ad abbandonarmi) durante tutta la lettura.
🎶 E vivono anche i miei pensieri, dentro nei discorsi accartocciati. Dio, quando li sento liberarsi, so soltanto io quanto son veri 🎵 Se il mondo è di plastica, è fatto di plastica, il mio è di plexiglas blu 🎶
👉 Leggi qui la mia recensione completa.
✨ Note dalla Via Lattea
✍️ Sottolineature mentali
Sono arrivata alla terza newsletter. La mia paura (per rimanere in tema) principale, all’inizio di questa avventura, era di non riuscire a trovare il tempo giusto da dedicarle.
La realtà è che In bici sulla Via Lattea sta diventando molto in fretta un appuntamento che attendo con gioia e con tantissima voglia di inviare! E le remore e le piccole paure sono rimpicciolite ancora di più.
Non so se devo ringraziare l’allenamento ricevuto dai libri e dai film horror, ma forse è vero che sono un modo per insegnarci che possiamo affrontare ciò che ci spaventa.
E nel frattempo resto in ascolto: qual è la tua paura più grande?
🖋️ Nel tempo sospeso
Il tanto parlare di genere horror mi ha fatto venir voglia di testarlo come scrittrice. Non ho fatto in tempo a maturare questo pensiero che il mio cervello mi ha preceduto: ieri mattina mi sono svegliata con un’idea per un racconto dell’orrore che ho intenzione di provare a scrivere nel fine settimana. Chissà. Sono davvero curiosa di vedere dove mi porterà. (Grazie, Irene!)
💌 Un invito alla conversazione
Se vuoi rispondere a questa mail, consigliarmi un libro, o semplicemente raccontarmi qualcosa... la mia casella è sempre aperta.
E se ti va, puoi girare questa newsletter a qualcuno a cui pensi possa piacere 💌
🌙 Un saluto
Ci rileggiamo tra due venerdì.
Slán,
Alessandra
Mado’ che ricordo hai sbloccato, la fabbrica di plastica!
Ascoltando l’episodio mi è rimasta impressa l’idea della paura della paura. Una cosa che mi è capitata spessissimo parlando con amiche o amici riguardo a film o serie TV definite horror è di notare che a me tendenzialmente *non* fanno paura, o quantomeno non nella maniera in cui fanno paura ad altri, e forse il motivo è proprio quello: quello che mi aspetto, quello che mi immagino, è sempre peggio.